La situazione ha acquisito un tale rilievo che il legislatore, per ben tre volte (nel 2009, con la Finanziaria 2010, l’estate scorsa, con l’articolo 8 della legge 148/20011 e di recente con il decreto legislativo 24/2012) ha previsto una serie di ipotesi in cui la causale non deve essere apposta, con lo scopo di aggirare il problema.La sentenza della Corte sembra andare in parallelo con tali interventi legislativi, in quanto cerca di contenere il fenomeno, mediante un’interpretazione delle norme della riforma Biagi più fedele al loro testo letterale della legge.