Sostenere di essere vittima di mobbing significa poter fornire elementi attendibili, superare diffidenze, fugare dubbi. Tutto questo è più facile se il problema si affronta nelle fasi iniziali: si evita che il passare del tempo renda intricata la ricostruzione e che stress, depressione o rabbia, aggrediscano il fisico e la mente di chi è vittima. All’interessato bisognerebbe quindi dare la possibilità, quando ha esaurito i tentativi personali, di aprire (presso le istanze giudiziarie o amministrative) una fase conciliativa. Non si tratta di una denuncia – ancora non esistono danni da rivendicare – semplicemente si apre una istanza formale per far presente la situazione e richiedere un piano di azione da concordare tra le parti. In questo modo, i casi di mobbing “involontario” avranno un’occasione per emergere così da consentire di attuare gli opportuni correttivi. I comportamenti di mobbing “premeditato” prenderanno atto d’essere avvisati e sotto controllo.
Una volta che si hanno le prove dello stato psicologico conseguente al mobbing e delle conseguenze sulla persona, ci si può rivolgere alla giustizia, sapendo però che il primo problema è di prova, sia dei fatti che delle conseguenze.
…mentre il secondo problema è che il sistema giuridico ha tempi troppo lunghi per chi è sofferente e non sembra attrezzato per affrontare i casi di mobbing. In una causa legale servono infatti elementi che una vittima difficilmente possiede: 1. Serve un fatto consistente e documentato – (mentre il mobbing è in genere un cumulo di piccoli soprusi dove l’uno tira l’altro e difficilmente vengono documentati). 2. Un danno dimostrabile e quantizzabile – (ma purtroppo i danni di mobbing diventano dimostrabili solo dopo l’intervento dei medici, cioè quando la salute è ormai rovinata). 3. Prove testimoniali – (ma una vittima di mobbing è tale perché si ritrova nella indifferenza ed ostilità generale, difficile che trovi testimonianze a suo favore, anzi, ne avrà contro… magari false) Oggi, chi subisce violenza psicologica si trova in una condizione simile a chi, un tempo, subiva violenza sessuale e diventava credibile solo dietro presentazione di biancheria intima stracciata, ematomi, escoriazioni o altre conseguenze visibili. Sembra evidente che per affrontare il problema e far ottenere giustizia alla vittima, bisognerebbe procedere su basi diverse e con criteri diversi. Soprattutto si dovrebbe poter intervenire prima che i danni o le invalidità si producano e/o diventino dimostrabili.