coppia gay
La Prima Sezione Civile della Suprema Corte di Cassazione riconosce la legittimità dell’affidamento del minore ad una madre separata ed alla sua compagna.
Ad avviso dei Giudici di legittimità un minore può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia omosessuale, costituendo un mero pregiudizio indimostrato affermare il contrario.
Secondo la Corte di Cassazione, crescere in una famiglia omosessuale non può avere ripercussioni negative sullo sviluppo del minore se questo non viene provato con dati scientifici.
Nella specie, con la sentenza n. 601 dell’11 gennaio 2013, la Corte ha rigettato il ricorso presentato da un padre, di religione musulmana, contro la sentenza con cui la Corte d’appello territorialmente competente aveva stabilito l’affidamento esclusivo del figlio minore alla madre, una ex tossicodipendente, che successivamente era andata a convivere con una delle educatrici che aveva conosciuto in una comunità di recupero.
La decisione dei giudici di merito era conseguenza non solo della genericità della doglianza “non essendo specificato quali fossero le paventate ripercussioni negative per il bambino”, ma anche di un episodio violento messo in atto dal papà, alla presenza del bambino, ai danni della convivente della mamma, che aveva provocato nel minore “un sentimento di rabbia nei confronti del genitore”.
L’uomo era così ricorso in Cassazione lamentando la carenza motivazionale della decisione di merito sulla “idoneità sotto il profilo educativo” della famiglia in cui il minore era stato inserito, “composta da due donne legate da una relazione omosessuale”.
I giudici, secondo il ricorrente, non avevano approfondito se tale tipo di famiglia potesse “garantire l’equilibrato sviluppo del bambino”, proprio in relazione “ai diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio di cui all’articolo 29 della Costituzione
, all’equiparazione dei figli nati fuori dal matrimonio con i figli legittimi di cui all’articolo 30 della Costituzione e al diritto fondamentale del minore di essere educato secondo i principi educativi e religiosi di entrambi i genitori”. E ciò, si rilevava nel ricorso, “non poteva prescindere dal contesto religioso e culturale del padre, di religione musulmana”.
Ebbene, la Cassazione, con la sentenza che si segnala, ha respinto il ricorso, sottolineando che “alla base della doglianza del ricorrente non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza”, ma solo “il mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”. In tal modo, osserva la Corte , “si da’ per scontato cio’ che invece e’ da dimostrare, ossia la dannosita’ di quel contesto familiare per il bambino”.